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11. Storie di un fotografo di Quartiere

La porta si apre silenziosa, a volte suonano perché vedono il campanello e il cartello girato sull’esterno “Chiuso per servizio esterno”.

Come al solito sono nascosto dietro al bancone, sì, come i prestinai di una volta.

Come dicevo la porta si apre silenziosa, una signora sulla settantina con uno spiccato accento partenopeo, l’accento l’ho sentito subito perché aveva cominciato a parlare mentre stava entrando, come una specie di introduzione di tutto quello che aveva da dirmi e da fare, di sottofondo il 7 che passava per la via, un rumore metallico del suo carrellino della spesa rosso che cozzava alla veccia porta di ferro vecchio verniciato dello studio.

Da quello che sentivo da dietro al bancone, sembrava l’inizio di una commedia a teatro con Eduardo DeFilippo, i commedianti entrano in scena parlando, come se il regista volesse da subito far capire il tema della discussione, anche se qui la signora che stava entrando era sola: “He ecco, mo vediamo se… Buongiorno, forse lei puo’… aiutarmi, perchè ho qua delle… Cose… Tra l’altro cose che potrebbero… Interessarle… Ma mo vediam che se puo’ fa… spe_tti nattm che… Mo le dico…”, ecco tutto questo parlare era ben intonato con una voce morbida e chiara.

Una signora sulla settantina con pettinatura corta e ben pettinata che accompagnava un volto abbracciato da un grosso paio di occhiali da sole con montatura spessa colorata con motivo Burbery, sembrava una sorta di Sandra Mondaini ma campana, vedo che avanza al centro dello studio mentre io mi sistemo la mascherina lei appoggia il carrellino della spesa rosso e ricomincia a chiacchierare mentre cerca qualcosa in quella borsa marrone con maniglie corte, tira fuori una busta dove all’interno si intravvedono dei negativi.

La Signora: “Queste lei le puo’ fare? Sono dei vecchi negativi… eeeeh queste sono vecchie foto… Lei puo’ svilupparle?”

Io: “Ma certo signora, mi faccia vedere… Sì, senza problemi, sono stati ben conservati…”

La Signora: “Sì sì conservati dentro un cassetto e ne ho tante altre, sono tutte foto che ho fatto negl’anni e vorrei pian piano svilupparle e stamparle, se può fare?”

Io: “Sì sì, ho bisogno del suo nome e di un numero di telefoto, dove possa contattarla quando il lavoro sarà pronto…”

La Signora: “Sì, io sono Emilia C…., il mio numero è 347…., ma non mi troverà, io il telefono non lo uso molto e spesso lo tengo spento, non sono molto tecnologgica…!”.

Io: “Aaah ok, la capisco, guardi io le faccio il lavoro poi veda lei quando passare”.

La signora Emilia: “Eheh io sono così, ma mi dica, quanto le devo?”.

IO: “Sono pochi euro, ma non si preoccupi mi pagherà quando viene a ritirare il lavoro!”

La Signora Emilia: “Aaah vabuò, ci metterò un po’ perchè non esco molto, la ringrazio…”, prende il suo carrellino rosso, si volta e esce dalla porta sempre parlando “Bene, la ringrazio, è stato molto gentile…”, col suo carrellino che sbatteva ovunque, esce dallo studio allontanandosi, io sulla porta appoggiato allo stipite che la saluto, le persone che escono dallo studio le accompagno sempre alla porta, come facciamo con i parenti o gli amici quando ci vengono a trovare a casa.

Passa un mese e la signora non si vede, passano due mesi e ancora nulla, mi ero quasi dimenticato del lavoro che dovevo consegnare, appena lo finii, chiamai il numero che mi aveva lasciato la Signora Emilia, ma ovviamente non era raggiungibile e mi dissi, ok, mi ha detto che sarebbe passata lei e che il cellulare non lo usava mai, beh, una mattina entrai in studio e notai quella busta nera con all’interno il lavoro per la Signora Emilia e pensai, chissà quando sarebbe passata o se mai passera… Non ci crederete, ma quella stessa mattina la porta si apre accompagnata dalla voce partenopea che diceva cose come inuna commedia teatrale, era lei, la Signora Emilia, si fermò sulla porta e mi disse: “Mi dica la verità, pensava fossi morta eh…? Ahahah…”.

Gli occhi mi si illuminano come quelli di un bambino la mattina di Natale e dissi: “ Buongiorno Signora Emilia, ma sa che stavo pensando a lei questa mattina…?”.

La Signora Emilia: “Niente meno…!”.

Presi subito la busta di cartone nero, dove all’interno c’era il lavoro pronto da ormai due mesi e le dissi subito: “Ma sa che queste fotografie sono interessanti!?”.

Lei spiccò un sorriso malinconico e mi disse” Queste foto le ho fatte io, io sono appassionata di gente per strada e…

[Continuerà…]

[Uno dei personaggi delle foto]

#COSTRUTTOREDIRICORDI
Storie di un fotografro di Quartiere.

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