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3. Storie di un fotografo di Quartiere

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Mi chiama Andrea e mi chiede una cosa semplice, fare delle foto a suo nonno, e lì per lì la cosa è molto carina e mi chiede se potessi andare in loco, ma la cosa straordinaria è che il festeggiato compie 100 anni.

Mi chino verso di lui, Andrea mi aveva già avvisato che il nonno è in forma nonostante la veneranda età, ma ha perso un po’ l’udito, gli stringo la mano e capisco immediatamente che il suo modo di fare si basa sulla bontà, perchè mi stringe la mano con due mani, come una specie di abbraccio…

– Buongiorno signor Felice, le faccio i miei auguri

Una risata lenta ma piena…

– Grazie grazie

Andrea mi chiede se andava bene lì dov’era o se dovevano spostarlo – Ho subito pensato che un uomo di 100 anni poteva stare accanto ad una finestra, per chi fa fotografia capisce che la luce è migliore, ma io vedevo il lato poetico immenso, la luce di quella casa che fece costruire lui, per se e la sua famiglia, quella luce di quella finestra, di quella casa che fece costruire dopo che con enormi sacrifici, con la sua impresa per la costruzione di ciabattine, un’impresa nata nel dopoguerra, un’impresa che cominciò come un’avventura con la moglie, costruivano ciabattine a mano, dopo un po’ riuscirono a trovare qualcuno che costruisse a loro un macchinario che potesse costruire le ciabattine in serie per poter soddisfare la richiesta e in quel momento la gente voleva crescere nonostante la carestia del dopoguerra e Felice la guerra l’ha conosciuta molto bene…

– Io sono un Partigiano, mangiavo bucce di patate per sopravvivere e per non farmi prendere dai tedeschi ci nascondevamo sotto al letame, sì, alcuni manzolai nostri amici, ci facevano stare nelle stalle per scaldarci, ma se arrivavano le truppe tedesche noi ci nascondevamo nel letame.

Felice mi raccontava tutto questo con una luce brillantissima negl’occhi, come se tutto fosse accaduto l’altro ieri.

Il figlio lo ascolta con orgoglio, e ad un certo punto fa una domanda, semplice, si china verso di lui e con voce alta dice:

– Papà a che età hai cominciato a lavorare….?

– Ho capì no…

Spicca una risata…

– A che età hai cominciato a lavorareeee?

– Aaaah… Dunqueee….

Cinque lunghi secondi di pausa mentre la famiglia ed io aspettavamo la risposta…

– A vot ann (a 8 anni)

I secondi di silenzio continuano, io ho il coraggio di rompere quel silenzio e dico:

– Vi rendete conto che ha fatto un passo indietro nel tempo di 92 anni per ricordare??? ?

Felice si gira lentamente verso di me e mi dice:

– Lei è ancora mooolto giovane…

– Signor Felice, io ho 45 anni ?

Felice ride divertito come un bambino che ha appena fatto uno scherzo…

– Ahahahah è ancora giovane, è ancora giovane…

Una semplice domanda e una sua risposta altrettanto semplice, mi hanno fatto capire l’importanza del tempo e sembrava quasi che stesse facendo lui gli auguri a me, degli auguri di lunga vita.

Nel frattempo continuo a fare fotografie, anche mentre guarda un disegno che una sua pronipote ha fatto per lui, per il suo centesimo compleanno, ogni tanto tento di fargli vedere una foto nello schermo piccolo della macchina fotografica, lui dice…

– Mi raccomando, queste foto le voglioooo

– Ma certo signor Felice…

Soffia le 3 candeline che formano il numero 100, mangia la torta con gran gusto, una crostata di frutta coloratissima e semplice, senza problemi, Felice ha ancora in bocca i suoi denti.

Io finisco di fare le fotografie, metto via le mi cose nella borsa, saluto la famiglia, una bellissima famiglia, Felice dice:

– TI ASPETTO PER I 101!!!

#COSTRUTTOREDIRICORDI
Storie di un fotografro di Quartiere.

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