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6. Storie di un fotografo di Quartiere

Credo che le migliori poesie siano quelle non dette, credo che siano quelle raccontate dal tempo silente, temporali e silenti come le fotografie.

Stamattina una coppia di marito e moglie, una di quelle coppie che stanno insieme da almeno 60 anni, mi dà delle foto del figlio con la moglie e la nipotina da sistemare e da stampare, già che ci sono mi portano delle vecchie cornici a cui tolgono vecchie foto per metterne di nuove, cornici che raccontano generazioni.

Il riutilizzo delle cornici lo trovo un momento di vita unico, è come quando si cambia pettinatura man mano che passano i decenni e la percezione del tempo si fa sempre più significativa.

Dopo 10 minuti entra un uomo, un bel volto a me conosciuto, passò l’anno scorso per una fototessera, un uomo a cui piace la chiacchierata, un uomo dal volto che ha vissuto bene gli anni ’60, lo si nota dalle grandi basette notevoli, uno di quei volti con occhi chiari con sguardo profondo, uno di quei volti con folte sopracciglia pettinate e slanciate; stamattina mi ha portato una sola fotografia da sistemare e da stampare in diversi stili, è la fotografia della moglie, la moglie purtroppo è mancata e ciò che gli resta sono i ricordi nella memoria e quella fotografia… No no, non di certo l’unica fotografia, ma la migliore, quella che serve per essere ricordata, una fotografia che ha dovuto scegliere tra lacrime e malinconia, quella in cui lui si rivede, la fotografia che riassuma tutta la sua vita con lei, una fotografia che dedicherà alla cornice in casa e alla lapide, perchè lui è così che la vuole ricordare, una fotografia commovente, perché non guarda in camera, guarda altrove, una fotografia di una sguardo che fece nella vita; una dura prova, una di quelle prove che nessuno sa come si possano affrontare. Stamattina, giustamente, non aveva molta voglia di chiacchierare, si capiva da come maneggiava nervosamente quel cellulare col vetro rotto, probabilmente lo stesso cellulare con cui ha scattato la fotografia, quella fotografia, aveva bisogno di qualcuno per questo argomento e mi ha detto due semplici parole: grazie Alessandro! Nel farlo è stato molto umano e soprattutto fragile nonostante le grandi mani da operaio, perché noi siamo questo, siamo umani e il nostro compito sono le generazioni e la loro continuità, con tutte le loro dure prove, nonostante vorremmo spendere tutte le nostre forze per tenerci vicino quelle persone che il fato ci porta via.

Credo che le migliori poesie siano quelle non dette, credo che siano quelle raccontate dal tempo silente, temporali e silenti come le fotografie.

#COSTRUTTOREDIRICORDI
Storie di un fotografro di Quartiere.

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