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7. Storie di un fotografo di Quartiere

Un sabato pomeriggio di Novembre, ricordo che si sentiva già l’odore del Natale che sarebbe arrivato dopo qualche settimana, la porta si apre lenta, due giovani ragazzi sui 25 anni (wow che età!), gli occhi erano splendenti, poi ho capito il perchè, lei aveva un pancione tondo, capelli lunghi neri e volto già da mamma.

– Volevamo chiedere alcune informazioni riguardo ad un servizio, volevamo fare le foto al piccolo che a breve nascerà, sai quelle foto dove il piccolo sta tra i cuscini con la copertina…?

– Innanzitutto congratulazioni, siete bellissimi; sì certo le faccio, bisogna fare attenzione ad alcune cose, perchè comunque si tratta di un neonato, gli occhi sono delicatissimi, quindi non utilizzerò il flash ma solo luci continue adeguate.

Erano emozionati, a tratti increduli ma splendevano di luce propria.

Abbiamo chiacchierato un po’ del più e del meno, abbiamo scoperto che sono due ragazzi che abitano in quartiere e sono felici.

Ci siamo dati appuntamento per la fine di Gennaio, perchè il termine sarebbe stato i primi del mese.

Di fatti, l’altro giorno si presenta lui, e non aveva un bell’aspetto e poi era solo, questi due aspetti mi sono subito balzati all’occhio.

– Ciao, ti ricordi di me?

Un sorriso di cortesia sul volto di Matteo, sì si chiama Matteo.

Passano 5 secondi, e….

– Aaaah sì, certo, siete venuti qua l’altra volta a chiedermi info per il servizio baby…!

10 secondi di silenzio, mentre fruga nella tasca della giacca a vento nera, ho subito pensato “Ehi, che succede!?”

– Matteo, tutto bene?

E comincia a raccontare.

Finalmente era giunto il momento, le acque si sono rotte e c’è una dilatazione di 3 centimetri, ci siamo ci siamo, prendiamo la borsa già superpreparata, corriamo al San Matteo… eh, io non posso entrare, pare che per questioni di sicurezza covid, il papà non puo’ entrare per assistere al travaglio, ok ok, aspetto.

Abbiamo passato tutte le feste pensando come sarebbe stato quest’anno incredibile e adesso siamo qui.

Lei entra e le fanno subito un’ecografia per capire la situazione a che punto fosse… Silenzio… Chiamano un dottore, poi ancora un altro e poi ancora un altro e un altro ancora.

Matteo era fuori, sognava il primo passo, la prima parola, la felicità dei nonni, la bici con le rotelle, l’asilo, la scuola; ogni pensiero era un brivido.

Di fronte a lui si palesa un dottore, o un infermiere, poco conta:

– Signor Matteo, venga subito con me…

Lo portano da lei che non aveva ancora partorito, piangeva, piangeva nel gelo, piangeva nel silenzio, il tempo si arresta spegnendo tutto.

– Signor Matteo, durante l’ecografia abbiamo immediatamente visto che non c’è il battito, non sappiamo cosa sia accaduto, ma il vostro piccolo Giacomo non ce l’ha fatta.

Matteo tira fuori dalla sua giacca a vento nera un cartoncino dove c’era l’impronta della manina e del piedino di Giacomo, sì, è così che si chiama il piccolo.

– E’ tutto quello che ci rimane di lui.

– Ma la mamma come sta?

– La mamma sta bene, ha fatto un parto naturale, ho assistito, dopo un po’ è uscito, sembrava dormisse, apparentemente era anche un bel bambino, 3,7kg e lei stava bene, fisicamente, ovvio, mentalmente eravamo devastati entrambi e lo siamo ancora adesso. Non sappiamo cosa sia successo, non lo sappiamo, tutto quello che ci resta è questo cartoncino con le sue impronte.

Io e la Fede eravamo pietrificati.

– Ecco, volevamo fare una cornicetta con queste impronte.

Rispondo dopo qualche secondo…

– Ma certo Matteo, tutto quello che desiderate.

Lui replica:

– E’ tutto quello che ci rimane! Ma sai cosa, che dopo tutta questa tranvata che ci siamo presi, dobbiamo sbrigare tutte le pratiche negli uffici pubblici. Chiedere un certificato di nascita e di morte nella stessa data è una cosa allucinante e la cosa ancora più allucinante è che non abbiamo trovato un briciolo di sensibilità, oltre al vetro dello sportello sentivamo continuamente “E’ nato morto, è nato morto, cosa dobbiamo fare!”, ad un certo punto li ho fermati e gli ho detto “MA VOI CI VEDETE CHE SIAMO QUA, POTETE SMETTERLA DI DIRE CHE E’ NATO MORTO!!!???”.

Il silenzio.

Storie di un fotografo di quartiere, sì, il quartiere Vallone, un quartiere tranquillo, a volte quella porta si apre silenziosa e si richiude altrettanto silenziosa, lasciando all’interno storie di vita pesanti come montagne e a volte leggere come bolle di sapone.

[Sono stati utilizzati nomi di fantasia, la storia è stata autorizzata rispettando la privacy nella descrizione dei particolari, l’immagine non è l’originale, è fittizia]

Mi spiace da morire.

#COSTRUTTOREDIRICORDI
Storie di un fotografro di Quartiere.

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