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8. Storie di un fotografo di Quartiere

La porta si apre silenziosa, a volte suonano perché vedono il campanello e il cartello girato sull’esterno “Chiuso per servizio esterno”.

Una signora, scarpa comoda, una modesta gonna sotto al ginocchio, un maglione di lana con trama fine color sabbia, un giro di perle e il suo volto.

“Buongiorno, devo fare i documenti e quindi devo fare la foto”

“Bene signora, aspetti un secondo che apro il fondale e la faccio accomodare…”

“Si, grazie, guardi ho un male alle ginocchia, ma senta, quante foto escono?”

“Certo, si accomodi tranquilla, nel frattempo preparo le luci e la macchina…”

Mentre stavo preparando l’attrezzatura, la signora sgrana gl’occhi e comincia a parlare… “Sa, vorrei mettere una di queste foto accanto alla foto di mio marito… E’ mancato 5 anni fa…”

Per come mi stava parlando, mi sembrava fosse accaduto ieri, leggevo nel suo sguardo una disperazione fresca, il suo sguardo cambiava sempre di più, gli occhi erano sempre più sgranati e lucidi, la mia macchina era ferma sul mio petto già accesa e pronta per essere utilizzata, ma le mie orecchie erano occupate dal racconto, i miei occhi erano fissi sul suo sguardo, mentre lei mi diceva…”Dopo 50 anni, mi sono sentita perdere tutto, lui per me era tutto; era settembre, ci stavamo prendendo un caffè insieme… Mi guardò… Il suo corpo scivola dalla sedia e si spense. Sono passati 5 anni, ma dopo 50 anni, ti manca tutto, ti manca tutto, stavamo bevendo il caffè e all’improvviso non c’era più, mi manca. Sono un po’ agitata, nelle foto vengo sempre male”

Lo sguardo cambia e io le dico… “Lei è nel posto giusto, le persone che fotografo in questo studio vengono bene…” Le faccio un sorriso e le dico anche a lei di farne uno per la foto e mi rispose.

“Lo sa che da quel giorno non riesco più a sorridere?!”

Rispondo “Lo sa che il sorriso è la chiave del tempo, sorridere fa bene…”.

La signora tenta un sorriso, un accenno, le luci accendono l’iride verde/grigia, affondo il dito sul tasto di scatto ed eseguo la fotografia.

Vi dico la verità, non era un gran bel sorriso, certo, con 50 anni di ricordi svaniti di fronte all’ultimo caffè, è già stato un miracolo che un accenno di sorriso sia uscito.

Spengo le luci e dico alla signora di attendere un attimo, vado alla mia postazione, qualche secondo per riprendermi e comincio lo sviluppo sul pc. Ho la possibilità di accentuare il sorriso e le espressioni delle persone, sono pochi quelli che sanno farlo senza fare pasticci. Diciamo che in queste cose me la cavo bene.

Stampo le fotine dedicate al documento e in più le stampo una più grande, dove il sorriso si vede di più.

“Questa grande glie l’ho stampata come regalino per le feste!”

La guarda e sul suo volto spiccò quel sorriso che a suo dire non riesce più a fare da quel settembre di 5 anni fa.

Penso che sorridere in una fotografia mentre si pensa a qualcuno, sia una cosa meravigliosa.

Ma penso anche che sorridere ad una fotografia sia qualcosa che faccia bene al tempo, al nostro tempo, quello dentro di noi.

#COSTRUTTOREDIRICORDI
Storie di un fotografro di Quartiere.

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